Padre Benedetto Castelli nasce a Monte Isola (Brescia) il 4 Settembre 1577 da antica e nobile famiglia.
Vestì l’abito monastico già a diciotto anni e in seguito si trasferì al monastero di Santa Giustina, a Padova, città dove conobbe lo scienziato, nonché suo maestro, Galileo Galilei. Era alta la considerazione che il Castelli aveva del Galilei e viceversa, tanto che il monaco si trasferì da Padova a Firenze per stare vicino al suo maestro, trasferitosi anch’egli nella città toscana. Castelli assisteva alle numerose esperienze del Galilei, tra cui quelle che furono alla base dell’invenzione del termoscopio, poi diventato termometro con Torricelli, e lo aiutò nelle osservazioni dei quattro più grandi satelliti di Giove (pianeti medicei), per lo studio delle macchie solari, escogitando un sistema semplice ed ingegnoso per poterle osservare con il telescopio.
L’impegno in tali studi venne ricompensato nel 1613, quando il monaco ottenne, con il favore della corte granducale e l’appoggio di Galileo Galilei, la cattedra di matematica nello studio di Pisa, che mantenne per tredici anni. Successivamente il Cardinal Barberini, divenuto Papa con il nome di Urbano VIII, grande estimatore del Castelli, lo volle a Roma come esperto in idraulica e fu nominato lettore di matematica alla Sapienza. Durante la sua permanenza a Roma, scrisse la sua opera più significativa, il Trattato sulla misura delle acque correnti. Il Castelli ebbe allievi di prestigio tra cui Torricelli, Cavalieri e Borelli che mise in stretta relazione con Galilei. Grande era la stima di Galilei nei confronti del Castelli, tanto che il maestro considerava gli allievi del monaco, suoi allievi. Il Torricelli ad esempio, allievo del Castelli a Roma, oltre che completare la scoperta del termometro fu l’inventore nel 1643 del barometro. Per queste invenzioni, come affermò successivamente don Bernardo Paoloni, l’allievo del Castelli può essere considerato “uno dei pionieri della moderna meteorologia”.
Colpito da una malattia alla vescica, appena un anno dopo la morte di Galileo Galilei, il 19 Aprile 1643, padre Benedetto Castelli morì nel monastero di Trastevere.
L’invenzione di padre Benedetto Castelli a Perugia: il pluviometro
Il Castelli risiedeva nel monastero perugino di San Pietro dal 1639 circa. In seguito a una forte siccità che colpì il territorio perugino e più visibilmente, il Lago Trasimeno, il monaco avvertì l’esigenza di osservare le acque del lago in relazione alle piogge. Come riportato da padre Bernardo Paoloni nello scritto I Benedettini e la meteorologia in Italia, Castelli verificò che il lago si era abbassato di circa cinque palmi romani rispetto alla sua solita altezza ed era più basso rispetto alla soglia del suo emissario. Questo creava ingenti danni alle popolazioni locali e al funzionamento dei mulini.
Per questo il monaco tornando a Perugia e, in seguito ad una importante precipitazione di pioggia, mise all’aperto un vaso di vetro di forma cilindrica, alto un palmo circa e largo mezzo palmo, riempendo di acqua solo il fondo per avere un’altezza di base da cui partire per le successive misure. Il vaso rimase sotto la pioggia per un’ora e osservò che il livello dell’acqua nel vaso si era alzato. Associò questo processo al lago considerando che l’acqua caduta a Perugia fosse uniforme a quella caduta nel lago, considerando chiaramente tutta la sua estensione. Il livello di acqua nel lago, come riportato in una lettera che il monaco inviò a Galileo Galilei nel 1639, era effettivamente cresciuto. Castelli stava così inventando il pluviometro, che permetteva di misurare la quantità di acqua piovana caduta in un certo intervallo di tempo.